Città e Paesi della Campania

Ailano – 2

Il Monastero di Santa Maria in Cingla

Il più importante monumento medievale nel territorio comunale è il Monastero benedettino di Santa Maria in Cingla, fondato poco prima de 748 per volontà del duca di Benevento Gisulfo II sul luogo di una chiesa privata, San Cassiano, proprietà dello sculdascio beneventano Saraceno. Il monastero fu distrutto dai mercenari saraceni nell’847 e forse ancora nel X secolo. Venne poi ricostruito all’inizio del XII secolo dall’abate Gerardo sul modello della chiesa cassinese di San Martino. Esso compare, infatti, come diretta dipendenza di Montecassino in una delle iscrizioni del portale bronzeo dell’abbazia benedettina. Ebbe numerose proprietà e rendite, che nel 1178 furono impegnate dall’abate di Montecassino Pietro per l’acquisto di vestiti per i monaci. La chiesa era ancora in piedi agli inizi del Settecento.

Scavi vi furono effettuati nel 1870 e nel 1903, con il ritrovamento di molti sepolcri, tronchi di colonne, capitelli, cornici e del pavimento a mosaico della chiesa.

Vi furono allora rilevati resti di affreschi sul muro laterale della navata centrale e nell’abside minore di destra. Il paliotto romanico dell’altare fu trasferito nella chiesa parrocchiale di San Giovanni, e fu rimontato nell’altare del Rosario.

Nel 1985 vi è stato rinvenuto un capitello con foglie stilizzate e appuntite, databile al IX o al X secolo. Attualmente il luogo giace in abbandono, ma vi si possono riconoscere ancora il recinto del monastero e alcuni resti della chiesa abbaziale, larga quasi 20 metri, a tre absidi (delle quali solo quella di destra interamente conservata).

Nel paese rimangono resti del castello, dove era anche la cappella del Salvatore, ricordata nel 1383. Notevole è la Parrocchiale di San Giovanni Evangelista (una raffigurazione del santo è posta sull’altare maggiore), a tre navate, di origine antica e restaurata nel 1906. Oltre al paliotto romanico dell’altare del Rosario, proveniente dal monastero di Cingla, notevoli sono il paliotto dell’altare maggiore, del XVII secolo, realizzato in breccia rossa con intarsi di marmo grigiastro, il fonte battesimale del Cinquecento, la statua in legno di San Giovanni, della fine dello stesso secolo, il busto di Sant’Onorio e alcune tele del Seicento. La campana grande risale al 1658, ed è stata più volte restaurata.

Due sono le feste dedicate al santo patrono, il 27 dicembre e il 9 maggio. In quest’ultima data affluiscono nel luogo molti pellegrini.

Cenni di economia

Le attività economiche principali sono l’agricoltura (grano, granone, fagioli bianchi e rossi, foraggi, olio, frutta, ortaggi e il vino detto “Pallagallo”) e l’allevamento.

Cave di conglomerati paleogenici e miocenici si trovano nel territorio comunale, e i pezzi estratti vengono utilizzati a scopo ornamentale.

Non lontano dal corso del fiume Lete, affluente del Volturno, sgorga una sorgente di acqua acido-solfidrica.

Una fiera agricola si tiene nei mesi di Luglio e di settembre.

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