La Napoli angioina – 2
La discesa di Carlo I – 2
L’aristocrazia napoletana, ostile al clima centralistico e burocratico instaurato dagli Svevi, si schierò fin dai primi momenti, a eccezione dei Capece, a fianco della nuova dinastia francese. D’altra parte essa conservava vivo il ricordo dell’assedio condotto contro la città da Corrado IV, che era costato non solo la distruzione delle mura, delle fortezze e di molte residenze nobiliari, ma anche l’esilio forzato degli oppositori, tra cui le casate dei Caputo, dei Griffo, dei Macedoni, degli Spinelli, dei Maramaldo, dei Filangieri.
Gli amalfitani residenti a Napoli e le famiglie nobili residenti sulla costiera si impegnarono con ingenti somme di denaro nel sostegno dell’Angioino: in particolare si distinsero i Frezza, i Del Giudice, gli Spina, i Muscettola. E’ stato fatto notare che questo sforzo finanziario dell’aristocrazia amalfitana e scalese ridusse le riserve del tessuto economico cittadino: tale indebolimento, insieme ai progressi delle altre potenze mercantili dopo la separazione della Sicilia dal regno, è stato individuato come una delle cause del declino finanziario della comunità costiera nel secolo successivo.
Durante gli anni della conquista numerosi furono gli appartenenti al patriziato cittadino che prestarono la loro opera nell’esercito francese: l’odio nei confronti della Casa di Svevia alimentò l’ardore di Tommaso Ferillo, Andrea e Pietro di Costanzo, dei Capuano, dei Caputo, tutti schierati al fianco del sovrano transalpino. Continua domani.