I Marinai – Navigatori, Pescatori, Rematori e Pescivendoli – 12
E’ soavissimo incanto l’aspetto di queste barche che in sulla sera e spesso a sorger di luna si veggono strisciar lentamente nell’acqua, radendo gli scogli e talora l’una dietro l’altra passar sotto l’arco di un ponte che la terra congiunge all’insulare castello che i tremuoti e la prigionia di Augustolo han renduto illustre anco nelle sue rovine.
L’insieme delle sue proporzioni imbrunito dalle ombre cha la luna fa grandeggiare appunto ove è più dispensiera di luce, staccasi mirabilmente dal fondo diafano e velato delle isole lontane e dall’acqua cerulea ed in più luoghi spruzzate di stille argentine. Da un lato il Vesuvio, dall’altro le colline Pausillipane fan corona alle acque, e compiono il quadro.
Da queste tre classi uopo è ora ch’ io ritorni al primitivo tema dal quale mi dipartii, quello de’ marinai napoletani in generale, tema che pari ad uno arbore annoso offre molti e svariati rami tutti rigogliosi di vita.
E però i rami più rigogliosi della progenie hanno a tenersi i Procidani e i Sorrentini che per esser valenti, sono rivali tra loro. I Procidani arditi, gagliardi, di animo fermo nelle calamità di mare e nelle traversie, nascono marini e si abituano assai di buon’ora ai pericoli della navigazione del loro canale e del golfo; nè a quello si fermano, ma come meglio possono, cercan pane ed alimento ne’ viaggi di lungo corso. Il Procidano dai suoi vicini è detto rischioso e temerario. Continua domani.