Un commento
ad Alessandro Manzoni e alla Poesia.
Sentir … e meditar: di poco
esser contento: dalla meta mai
non torcer gli occhi: conservar la mano
pura e la mente: dalle umane cose
tanto sperimentar, quanto ti basti
per non curarle: non ti far mai servo:
non far tregua coi vili: il santo Vero
mai non tradir: né proferir mai verbo,
che plauda al vizio, o la virtù derida.
Alessandro Manzoni
La vita e le
opere
Nato il 7 marzo 1785 dal conte Pietro e da Giulia
Beccaria, dovette essere allontanato da casa ed affidato ai padri Somaschi di
Merate e di Lugano, e successivamente, ai padri Barnabiti di Milano, per
l’insanabile disaccordo sorto fra i genitori e conclusosi con la separazione
definitiva di essi.
Trasferitosi nel 1805 a Parigi, dove viveva la madre,
frequentò i salotti intellettuali, e particolarmente si legò d’amicizia con il
gruppo degli ideologi che avevano il loro punto d’incontro nel salotto di Sofia
Condorcet, specie con Claude Fauriel, uno degli intellettuali più vivaci di
quel periodo. Il fatto più notevole della vita del Manzoni si avrà qualche anno
dopo il suo matrimonio con la calvinista Enrichetta Blondel, con la conversione
di lui e con l’abiura della moglie che, rinunziando al calvinismo, si fece
cattolica. E’ questo il momento più importante della vita spirituale del
Manzoni: con la conversione coincide anche il maturarsi della poesia
manzoniana, che da quel momento avrà uno svolgimento ordinato e preciso,
culminato nell’opera maggiore, I Promessi Sposi.
Primo frutto della conversione sono gli Inni Sacri,
che nei propositi dell’autore dovevano essere dodici (o forse anche di più) e
che di fatto furono cinque (La Resurrezione, Il Nome di Maria, Il Natale, La
Passione, La Pentecoste): in essi è caratteristico l’entusiasmo del nuovo
credente nei riguardi della sua Fede e dei misteri di essa, e nello stesso
tempo il costante senso di pietà verso gli uomini e la loro condizione di
peccatori privi di luce e di forza.
Di contenuto politico sono le odi Marzo 1821 e Il
Cinque Maggio; seguono le tragedie Il Conte di Carmagnola, composta tra il 1816
e il 1819, e l’Adelchi, composta fra il 1820 e il 1822.
Nell’Adelchi c’è insieme un potente afflato religioso
e una tormentata visione della storia umana, fatta di iniquità e di delitti,
con un insanabile contrasto fra fede e storia, fra idee e realtà.
La visione manzoniana del mondo e della storia si
chiarifica e si completa nel romanzo I Promessi Sposi, capolavoro del
Romanticismo italiano, definito, per la concezione profondamente cristiana che
lo ispira, “poema della Provvidenza”.
Con quest’opera (scritta in prima stesura dal 1820 al
1823 col titolo Fermo e Lucia e successivamente modificata e corretta nel
contenuto e nella forma), Manzoni combatté una battaglia decisiva contro
l’accademismo linguistico che produceva insincerità e pigro convenzionalismo, e
realizzò una prosa viva, libera e nobile insieme.
Il ciclo del pensiero e dell’epoca manzoniana così si
conclude. Da questo momento, infatti, anche se il Manzoni continuerà a
coltivare studi di storia, di religione, di linguistica e di estetica, essi
avranno interesse erudito e polemico, ma resteranno per sempre fuori da ogni
significazione poetica.
Per quel che riguarda le vicende della vita,
aggiungeremo che il Manzoni si mostrò sempre apertamente fautore della
rinascita nazionale, che nella sua lunga esistenza soffrì molteplici dolori,
specie per la perdita di parecchie persone della sua famiglia e che seppe
sempre cristianamente accettare ogni prova mostrando che la fede non era in lui
apparato sentimentale o razionale avulso dalla concretezza della vita vissuta.
Morì, ad ottantotto anni, a Milano, il 22 maggio 1873.
Marzo 1821
L’entusiasmo sollevato dallo scoppio dei moti liberali
in Piemonte il 10 marzo 1821 trovò la più felice espressione in questa ode che
il Manzoni compose durante quei giorni tumultuosi ed eroici, ma che non
pubblicò a causa del precipitare degli eventi.
Il componimento vide la luce solo nel 1848, stampato a
Milano insieme al frammento Il proclama di Rimini, che era stato composto nel
1815.
All’ode Marzo 1821 è premessa la seguente dedica:
“Alla illustre memoria / di / Teodoro Koerner / poeta e soldato / della
indipendenza germanica / morto sul campo di Lipsia / il giorno XVIII d’ottobre
MDCCCXIII / nome caro a tutti i popoli / che combattono per difendere / o per
riconquistare / una patria”.
In Marzo 1821 il Cristianesimo del Manzoni assume la
sua significazione politica: egli mostra infatti come la prima rivendicazione
degli uomini a libertà sia stata operata da Cristo, e come non sia possibile
chiamarsi cristiani se si opprimono i popoli.
Il liberalismo, nato dalla Rivoluzione francese,
ritrova per Manzoni la sua origine e la sua giustificazione nel Cristianesimo,
e diventa così legge universale: la libertà, condizione essenziale su cui si
fonda la salvezza del cristiano ancor prima dell’attività politica, non fu data
in privilegio ad alcuni e negata ad altri popoli, e non può per questo motivo,
essere valida la ragione della forza.
Il Dio che guidò il popolo d’Israele attraverso il
deserto e il Mar Rosso, quello stesso Dio che esaudì le preghiere dei popoli
germanici quand’erano oppressi, non poteva restar sordo alla voce degli
Italiani oppressi.
E se gli oppressi di ieri son divenuti oppressori, per
questo fatto solo si sono resi nemici di Dio e hanno tradito un patto che è
valido per tutti i tempi e per tutti i luoghi.